... Pittore
Basterebbe questa panoramica di impressioni per definire la ricchezza della personalità culturale di Donnino Rumi. È qui che vorrei soffermarmi. Fino a qualche tempo fa la tendenza critica era di evidenziare quegli artisti che apparissero coerenti con il linguaggio del tempo e, all'interno di tale linguaggio, rivelassero notazioni di originalità tutta personale. Era una definizione riduttiva dell'artista. Dove essa abbia portato è ben noto: allo scartare tutte le modalità considerate astoriche (come nel caso di Rumi). Oggi assistiamo ad un capovolgimento di giudizio. Sono anzi le cosiddette <<linee divergenti>> che attraggono gli studiosi. Un Balthus (per fare l'esempio del pittore che più ebbe successo alla Biennale veneziana del 1980) che in piena epoca astrattista dipinge alla maniera neo-quattrocentesca, immettendovi un'inquietudine ed un malessere di ordine esistenziale più che sociale, non poteva essere troppo apprezzato negli anni Cinquanta; ed è considerato un grande negli anni Ottanta.
Il discorso è sempre lo stesso: la capacità dell'artista di rifiutare il condizionamento della propria epoca e di scegliere se stesso nella storia da cui tutti deriviamo.
Tale concetto si adatta perfettamente ad un pittore come Donnino Rumi, di cui oggi ammiriamo le stupefacenti doti non soltanto tecniche, ma anche di captazione del grande repertorio passato. L'importante - come sempre - è che non vi sia derivazione passiva.
Ma come dirlo nel nostro caso, di fronte (ad esempio) alla ritrasformazione del modello lautrechiano? Quelle figure femminili, amare e dolci, grottesche e liriche, indurite e patetiche, restano tra gli esempi di una femminilità che trapassa i secoli, attuale ieri come oggi; e la forza, quasi la rabbia, di certe stesure pittoriche risponde proprio a questa volontà di andare a fondo non soltanto sul piano estetico, ma anche e soprattutto su quello della denuncia morale.
Ecco il modo di esser moderno, per Donnino Rumi. L'uomo, per quanto cambino le mode e le ideologie, resta fondamentalmente sempre lo stesso: magari ottuso e vanesio come nei ritratti plurimi di Frans Hals; segnato dal vizio e dalla disillusione come in Toulouse-Lautrec; anticonformista e fiero come in Manet ... La gamma è amplissima.
Rumi ha scelto un settore che ci pare uno dei più vivi e fecondi. Ha scelto, magari, di guardarsi allo specchio (quanti autoritratti !) per capirsi meglio, nei suoi difetti di uomo, nelle sue ansie, nelle sue debolezze, nelle sue passioni.